IVORY – A CRIME STORY: ELEFANTI IN PERICOLO

Ivory – A crime story è un documentario del settembre 2017 che denuncia la caccia agli elefanti. Una strage che avviene lontano dai nostri occhi per un solo scopo: l’avorio.

Ogni 15 minuti viene ucciso un elefante. È questo il terribile tasso ricavato dall’inchiesta ricostruita nel docufilm Ivory – A crime story. Disponibile dal 26 settembre e distribuito da Koch Media, il documentario è un’indagine internazionale sul commercio globale dell’avorio. Sergey Yastrzhembskiy, il regista, ha condotto tre anni di riprese in trenta Paesi africani, per un totale di 250 ore di materiale grezzo sulle cause e sulle conseguenze della sempre maggiore richiesta di avorio. Negli ultimi anni, lo sterminio degli elefanti è cresciuto come non era mai accaduto finora. La situazione è ormai giunta a un punto critico.

Ivory – A crime story 

Sergey Yastrzhembskiy è un noto politico russo, portavoce di Boris Yeltsin e assistente di Vladimir Putin, che a 55 anni ha deciso di dedicarsi alla fotografia e all’audiovisivo. Egli ha impresso al docufilm un taglio crudo, sfidando il mondo civilizzato, incapace di bloccare il tragico business dell’avorio.

Diversi sono i temi sui quali si sofferma Ivory – A crime of story. Il film denuncia l’inefficienza di alcune ONG, solo in apparenza impegnate nella salvaguardia di piante e animali rari, fino ad arrivare ai bracconieri africani che uccidono per mangiare. Non manca uno sguardo critico alle religioni – cristiane e orientali – che danno un gran valore agli oggetti d’avorio, simbolo indispensabile per i fedeli. Infine, il film fa luce sul fenomeno del colonialismo economico della Cina, che ha investito circa 60 miliardi di dollari in 49 dei 51 stati africani (qui l’inchiesta di Agi).

Un film può cambiare la tragica situazione?  Yastrzhembskiy non smette di sperarlo e sogna che ciò sia possibile. Sembra che il Papa, durante una visita in Kenya, abbia condannato lo sterminio degli elefanti poco dopo aver visto un estratto di Ivory che si concentra sull’ambiguità della Chiesta Cattolica nel dichiarare colpevoli molti fedeli dipendenti dall’avorio.

Yastrzhembskiy in  una conferenza stampa: “Dire che gli Africani sono colpevoli è facile, ma è solo una piccola parte della verità. Quando sono tornato in Africa dopo anni, mi sono accorto che non c’erano più elefanti, solo carcasse. È stato surreale”. Tuttavia, la questione resta cruciale e il documentario mostra, con la durezza che merita, una situazione di estrema emergenza.

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