MAURO BECCARIA: IN CAMMINO PER VINCERE LA MALATTIA

Camminare per combattere la malattia.
Mauro Beccaria, dopo aver sconfitto un tumore, ha percorso 7 mila km di cammino in 5 anni. Oggi prepara una mostra fotografica e si racconta all’inQubatore Qulturale

Un ragazzo fortunato che ha realizzato i propri sogni”. Mauro Beccaria, 58 anni e da sempre residente a Pinerolo, si descrive così. La moglie Angelica, al suo fianco sul divano e nella vita, lo dipinge come “il pellegrino. “Ormai lo chiamano tutti così!” dice con un sorriso.

Mauro ha sconfitto la malattia, “il bruttone” come sono soliti chiamarlo. Lo ha fatto lentamente. Passo dopo passo. Negli ultimi 5 anni, Mauro ha camminato in giro per il mondo e ha scalato vette. Ha percorso 7 mila km a piedi. E ora si racconta all’inQubatore Qulturale, in questa intervista e con la mostra fotografica che partirà il prossimo 3 settembre.

La cura del cammino

Tutto è iniziato nel 2012. Un’emorragia interna, la corsa in ospedale e la diagnosi: emangioendotelioma all’addome, un tumore raro che costringe Mauro a lunghi cicli di chemioterapia. A curarlo sono i dottori dell’Irccs di Candiolo, quegli stessi medici che dopo i primi cicli di terapia si sono sentiti dire “Io sto per partire per l’India”. Già, perché dopo la chemio il tumore si arresta. Mauro si sente meglio e decide di andare in India. Vuole ritrovare se stesso, vuole viaggiare, vuole tornare a fare quello che ha sempre fatto: camminare.

La dottoressa voleva che io cominciassi una cura farmacologica, mentre io volevo tornare in montagna, volevo ricominciare a vivere. Il primo passo è stato il viaggio in India: quando lo dissi ai dottori, strabuzzarono gli occhi increduli. Io però sentivo di dover partire e l’ho fatto: il viaggio mi ha cambiato – racconta emozionato -. Poi è arrivato il cammino di Santiago con mia moglie Angelica, un’esperienza emozionante. Da lì ho sentito una gran forza dentro di me, un passo verso la guarigione”.

In effetti, anche dal punto di vista medico arrivano i primi segnali positivi. I medici, oggi, parlano di “regressione”: il tumore si è fermato e non è più causa di danno. La cura del cammino, così come ama chiamarla lui, ha funzionato. Mauro torna a casa per brevi periodi, ma poi si rimette subito in viaggio. In 5 anni ha viaggiato in 25 paesi del mondo e camminato per più di 7 mila km. Ad attenderlo a casa (quando non lo accompagna in giro per il mondo) c’è Angelica.

Mi ricordo come se fosse ieri il giorno in cui Mauro mi ha detto di voler andare in India. Ero preoccupata, come potrebbe essere altrimenti? Vederlo partire non è stato semplice, ma ho compiuto un atto di fede, una scelta che rinnovo tutti i giorni – racconta mentre la sua voce tradisce un pizzico di emozione -. A volte mi è capitato di sognare i posti in cui lui si trovava, senza averli mai visti prima. Questa esperienza ci ha unito più che mai, ora siamo tornati a vivere”.

Camminando in giro per il mondo

Vivere, per Mauro, è sinonimo di camminare. La via Francigena, la via de la Plata, il cammino di Santiago. Il Giappone, la Bolivia, Israele. Il Kilimangiaro, il monte Fuji e l’Aconcagua, la più alta vetta del continente americano (Argentina, 7 mila metri). Solo alcune delle mete che ha raggiunto e fotografato.

Arrivare alla meta è una grande soddisfazione, ma non posso nascondere che ci sia anche un pizzico di malinconia. Una volta arrivato mi chiedo sempre quale sarà il prossimo viaggio. Lo faccio sempre perché mi serve per andare avanti e credo sia un buon modo per affrontare un momento di difficoltà. Porsi degli obiettivi, spostare l’asticella e mettercela tutta per realizzare i propri sogni. Io lo posso dire e desidero che si uniscano a me sempre più persone: la mia più grande passione mi ha salvato. Mi auguro che tutti possano seguire i propri sogni e sentirsi soddisfatti”.

La soddisfazione della meta, ma anche quella del viaggio. La gioia della scoperta di luoghi mai visitati prima. La spensieratezza di sentirsi immersi nella natura. La condivisione con i compagni di viaggio. Mauro in questi 5 anni ha conosciuto decine di persone con le quali ha stretto amicizia.

Ricordo con affetto Maria e Andrea della via Francigena, due ragazze catalane con le quali ho percorso un tratto del cammino. Ci sentiamo ancora oggi e siamo molto uniti. Così come non posso dimenticare Shawn e Mariano, con i quali ho scalato l’Aconcagua: oggi ci sono le foto a ricordarci quei bellissimi ricordi. Potrei citare molti altri amici, così come molte altre persone che magari non vedo più ma che hanno condiviso con me un pezzo di cammino. Ci siamo fatti compagnia, abbiamo condiviso una parte di noi e siamo cresciuti un po’ insieme. È bellissimo…”.

La mostra fotografica all’inQubatore

Un racconto pieno di vita, quello di Mauro. Colmo di aneddoti, di ricordi, di facce e di luoghi meravigliosi. Ma anche di fatica, come il ricordo di quei 350 metri che lo separavano dalla vetta più alta raggiunta, l’Aconcagua argentina: “Ci abbiamo messo due ore con pendenze del 70 per cento. Ma una volta raggiunta la cima ci siamo sentiti in cielo”. Ci mostra orgoglioso la foto di quell’impresa. Poi un’altra e un’altra ancora…

La fotografia è diventata la mia seconda passione. Amo inquadrare e scattare foto, quel click mi riempie di gioia. E poi è il modo più comodo per condividere con amici e parenti i ricordi dei miei viaggi”.

La prima mostra è andata in scena a Candiolo. La seconda verrà inaugurata all’inQubatore Qulturale di Venaria Reale domenica 3 settembre alle ore 17 e resterà aperta fino al 24 settembre (tutti i dettagli qui).

La mostra serve per raccontare la mia esperienza, ma soprattutto per donare forza a persone che stanno affrontando momenti difficili – spiega Mauro -. Le fotografie potranno essere acquistate e il ricavato sarà devoluto alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. Vi aspetto, magari per progettare qualche cammino insieme” conclude sorridendo. A noi, ad Angelica e alla vita.

Per saperne di più:
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