IMPATTO ZERO, SI PUÒ FARE!

Una famiglia a “impatto zero”. Vivere senza auto, producendo in casa (quasi) tutto il necessario ed eliminando ogni fattore inquinante è possibile. La storia di Linda, Giovanni e dei loro tre figli lo dimostra. Ora anche attraverso un libro.

Una famiglia di 5 persone che vive a Faenza, in Emilia Romagna. Linda e Giovanni sono educatori part-time. Il tempo libero lo dedicano ai figli e alla gestione della casa. Una storia di tutti i giorni, se non fosse che ognuno dei componenti della famiglia produce solo mezzo chilo di rifiuti indifferenziati ogni anno. Un impatto ambientale quasi nullo. Un esempio, come ce ne sono altri in Italia e nel mondo, di famiglia a “impatto zero”.

Una famiglia a “impatto zero”

La storia di Linda e Giovanni è stata raccontata da numerosi quotidiani e riviste. Sono proprio loro, nell’intervista rilasciata a Corriere Romagna, a raccontare la propria esperienza. Una sfida che parte da un imprevisto avvenuto quasi 6 anni fa. Un incidente d’auto, che ha messo fuori gioco il mezzo di locomozione. Da quel giorno, Linda e Giovanni hanno iniziato a non utilizzare più l’automobile per i propri spostamenti. Ora Giovanni, solo per andare a lavoro, pedala 16 km al giorno.

Con il passare dei giorni (e l’arrivo dei tre figli), i due hanno deciso di limitare il più possibile il loro impatto sul pianeta. Hanno scelto, non senza iniziali difficoltà, di vivere in modo sostenibile. E la loro famiglia a impatto zero è diventata un modello. I loro consigli sono un po’ ovunque: un gruppo Facebook, un blog, un vademecum e un libro, “Impatto zero” edito da Dissensi. Tutti da leggere e seguire con attenzione!

 “Ma chi ve lo fa fare?”

“Non si può mica tornare all’età della pietra! Eh, ma voi avete tempo da perdere. Che esagerati! Questi sono solo alcuni commenti che ci piombano addosso quando la gente scopre che da cinque anni e mezzo viviamo senza auto, da due anni viviamo a rifiuti (quasi) zero, con tre figli ancora piccoli – ci racconta Linda.

Allora ci guardiamo intorno: viviamo in Italia, paese che ha il record europeo per morti premature dovute all’inquinamento. Viviamo ai margini della Pianura Padana, una delle zone più inquinate d’Europa. Viviamo a Faenza, città circondata da 4 centrali a biomassa, una delle quali brucia anche i rifiuti, mentre a pochi km sorgono due inceneritori e una delle discariche più grandi d’Italia. Lungo le strade sfilano auto incolonnate, davanti alle scuole l’aria è irrespirabile. L’acqua dei pozzi è contaminata dai pesticidi e dai diserbanti. Ci viene da pensare che non siamo noi ad esagerare. Che il senso di impotenza è complice del disastro ambientale.

Rinunciare all’auto è stato il nostro primo passo. Poi iniziammo a fare rete: trovammo sempre più gente senz’auto, e nacque il nostro primo gruppo “Famiglie senz’auto”. Pian piano la scelta si rafforzava, si approfondiva, si spiegava con motivazioni etiche, ecologiche, di pacifismo, di democrazia e non violenza. La rinuncia all’auto è diventata la nostra prima forma di obiezione di coscienza a un sistema economico insostenibile. 

Rifiuti zero

“Piano piano l’attenzione ad uno stile di vita sobrio e ecologico si è esteso a tutti gli altri campi della nostra vita – continua Linda -: alimentazione vegetariana, sana e locale, riduzione degli imballaggi, auto-produzione, energia rinnovabile, risparmi etici. Dal maggio 2015, un po’ per gioco, un po’ per sfida, decidemmo di monitorare i nostri rifiuti, imparando a ridurli quasi a zero: in media in un anno, a testa, abbiamo fatto 0,5 kg di RSU, 0,8 kg di plastica, 4,5 kg di carta, 2,5 kg di vetro rotto. Abbiamo coinvolto altre famiglie, creando la rete Famiglie Rifiuti Zero.

Vivere senz’auto e a rifiuti zero non è miseria, non è privazione. Ma non è nemmeno radical chic, non ci allontana dai problemi sociali, ci fa anzi essere solidali con i poveri, gli immigrati, i rom. Collaboriamo con i servizi sociali, e sosteniamo famiglie in difficoltà: i loro bambini vengono a fare i compiti da noi, impastano, giocano, leggono, studiano e pestano l’uva con i nostri bimbi. Condividiamo con loro la mancanza dell’auto, il pedalare sotto la pioggia. Proviamo a insegnare la raccolta differenziata e la riduzione dei rifiuti. Proviamo a testimoniare che il miraggio del benessere non si risolve nel consumismo. Che il benessere è democrazia, sobrietà e rispetto per l’ambiente”.

Quattro consigli…

Ci vuole coraggio, certo, ma non è impossibile. Il cambiamento verso l’impatto zero parte dai piccoli gesti. Il primo passo di Linda e Giovanni è stato quello di abbandonare l’auto. Ora si spostano in bicicletta da circa 6 anni.

Il secondo è stato quello di aderire a “rifiuti 0”, una campagna del WWF. Porre la massima attenzione nel fare la raccolta differenziata ed eliminare i contenitori superflui. Fino ad arrivare a produrre solo mezzo chilo di rifiuti indifferenziati ogni anno. Quasi un record!

Abbandonare i supermercati. No, non è un invito a boicottare le grandi catene. È solo un consiglio per chi vuole seguire un modo di vivere sostenibile. Recarsi nei negozi specializzati nella spesa “alla spina”, dove ti permettono di riempire i contenitori che ti sei portato da casa. Sembra una sciocchezza, ma abbatte costi economici e ambientali. Inoltre, rivolgersi ai Gruppi di acquisto solidali: comprare materie prime in grandi quantità per poi dividerle tra le diverse famiglie partecipanti. Un altro modo per risparmiare, soldi e inquinamento.

Autoprodurre. Non tutti hanno il pollice verde, così come non tutti sono nati artisti o manovali. Eppure, ci sono numerose accortezze che permettono di produrre in casa tutto ciò che è possibile acquistare altrove. Potremmo citare pane, biscotti, torte e un piccolo orto, ma sarebbe troppo banale. Il mondo del web pullula di consigli per autoprodurre detersivi, dentifrici, saponi e mille altri prodotti. Basta un po’ di pratica (e di pazienza). Ma una volta imparato, il gioco è fatto.

…più uno!

Reinventare. Non solo i rifiuti organici, che diventano senza alcuno sforzo concime utile per il giardinaggio. Ma reinventare processi e materiali desueti. Per farlo, in fondo, basta solo un po’ di fantasia!

Esempi di pratiche quotidiane che possono davvero influire sul nostro modo di vivere. C’è chi ci ha provato e ci è riuscito. Le difficoltà iniziali possono essere diversi. Ma i più grandi cambiamenti esigono anche qualche piccolo sacrificio. Se poi il beneficio è per tutti… perchè no? Insomma, ci sbilanciamo: vivere a impatto zero è possibile.