L’Italia è al vertice nel ranking ecologico del gruppo L’Oréal. Lo stabilimento di Settimo Torinese ha vinto la sfida ambientale: zero rifiuti e completa autosufficienza energetica
Lo stabilimento L’Oréal di Settimo Torinese è al vertice per le prestazioni ambientali. L’industria settimese, con 370 addetti, è il secondo dei 42 del gruppo (il primo è stato Libremont, in Belgio) ad essere totalmente autosufficiente come consumo energetico, smaltimento rifiuti e caratterizzato da emissioni zero. Infatti, all’impresa è stata riconosciuta la tripla A mondiale nella sostenibilità. Un gran bel traguardo!
L’Oréal di Settimo Torinese: industria a impatto zero
L’industria di cosmetici è stata inaugurata nel 1960. Dopo diverse trasformazioni, oggi, è organizzata in tre unità produttive: prodotti per capelli, mascara e polveri. La produzione dello stabilimento è distribuita in 34 Paesi. Dal 1997 la strategia di specializzazione, ha condotto la sede L’Oréal di Settimo a focalizzarsi su due prodotti: la linea maquillage L’Oreal Paris per l’intera l’Europa e i prodotti “capillari” (Garnier Fructus ed Elvive) per il sud Europa.
Le unità prodotte sono aumentate del 40% negli ultimi dieci anni. Il nostro Paese è sempre più sensibile alle tematiche della sostenibilità. Possiamo dire di essere (quasi) in linea con i Paesi nordeuropei. Lo conferma un sondaggio della Gfk-Gpf Associate commissionato dall’azienda: il 91% degli italiani ormai differenzia la spazzatura, l’86% è attento al risparmio dell’energia e il 90% limita i consumi di acqua.
Responsabilità sociale, la mission aziendale di L’Oreal
Se L’Oreal ha intrapreso e continua a percorrere la strada della sostenibilità, è anche grazie a Alexandra Palt, direttrice della corporate responsibility del gruppo. É a capo della responsabilità sociale di L’Oréal dopo un percorso professionale e umano tutto legato ai temi dei diritti umani, della salvaguardia della biodiversità, della sostenibilità ambientale e sociale, della tutela dei delicati equilibri ecologici minacciati dal mutamento climatico.
In questo articolo di Repubblica di qualche giorno fa, Palt spiega la strategia che permette ai contadini indiani, africani e sudamericani, di trovare opportunità di reddito e nel mentre reagire alla catastrofi naturali. Ci piacerebbe ritrovare più spesso, a capo di importanti industrie, persone a cui sta veramente a cuore il mondo in cui viviamo. Complimenti!
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