La crescita incontrollata su un pianeta limitato è insostenibile. Per questo serve un nuovo modello di sviluppo, che tenga conto di più aspetti
Una coppia insostenibile: risorse limitate e crescita sfrenata
Tutti ormai abbiamo sentito parlare almeno una volta di sviluppo sostenibile, quasi fosse diventato un mantra da ripetere di fronte alle grandi sfide del secolo. Già, perché la Terra e l’umanità intera si trovano ad affrontare giganteschi problemi – cambiamento climatico, perdita di biodiversità, migrazioni ambientali, inquinamento, sfruttamento eccessivo delle risorse – causati da un modello di sviluppo, che è tante cose tranne sostenibile.
Già negli anni Settanta era chiaro il pericolo a cui saremmo andati incontro. Più precisamente nel 1972 tre scienziati del celebre MIT di Boston pubblicarono I limiti dello sviluppo, un rapporto destinato a fare la storia. Con modelli di calcolo computerizzati riuscirono a prevedere le disastrose conseguenze della crescita incontrollata. L’approccio economico classico, su cui si basa l’attuale modello di sviluppo, sostiene che sia necessaria una continua crescita economica sostenuta da un costante aumento di produzione e, quindi, di sfruttamento delle risorse. Tuttavia, la Terra ha dimensioni limitate e risorse che per rigenerarsi hanno bisogno di tempo, che l’uomo non ha intenzione di attendere. Ed ecco svelato il paradosso: su un pianeta con risorse limitate la crescita non può essere illimitata.
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Sviluppo sostenibile: un concetto complesso che guarda al presente e al futuro
Da qui la necessità di uno sviluppo sostenibile, concetto introdotto per la prima volta nel 1987 dalla Commissione Indipendente sull’Ambiente e lo Sviluppo, presieduta da Gro Harlem Brundtland, secondo la quale:
L’umanità ha la possibilità di rendere sostenibile lo sviluppo, cioè di far sì che esso soddisfi i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai loro.
Sostenibilità significa pensare e agire per l’equità tra le generazioni presenti e quelle future. Il concetto è da intendersi non come uno stato immutabile, ma piuttosto come un processo continuo, che coniughi le tre dimensioni fondamentali e inscindibili dello sviluppo:
- ambientale: intesa come capacità di mantenere qualità e riproducibilità delle risorse naturali;
- economica: capacità di generare reddito e lavoro per il sostentamento della popolazione;
- sociale: capacità di garantire condizioni di benessere umano (sicurezza, salute, istruzione, democrazia, partecipazione, giustizia) equamente distribuite per classi e genere.
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Cosa è stato fatto fino ad oggi e cosa si farà?
A livello internazionale, negli ultimi decenni, si sono susseguiti numerosi summit sulla necessità di un modello di sviluppo sostenibile. Tra le conferenze ONU più importanti troviamo quelle di Stoccolma del 1972, Rio de Janeiro del 1992 e Johannesburg del 2002. I passi fatti fino ad oggi sono molti, ma non abbastanza. Così nel settembre del 2015 ben 193 Paesi si sono incontrati alle Nazioni Unite per concordare 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e 169 sotto-obiettivi da raggiungere entro il 2030.
Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile sono stati stilati per promuovere la sostenibilità ambientale, economica e soprattutto sociale nel mondo. Tutti i Paesi, nessuno escluso, si sono impegnati per raggiungerli. Ognuno di questi 17 punti è come un campanello d’allarme che non si può ignorare se vogliamo rendere migliore il nostro mondo e garantire un futuro alle prossime generazioni.
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